Che cosa fare se il bebè ha le coliche

 

 

La prima cosa da fare è rivolgersi al pediatra, che, dopo aver visitato il bambino ed aver escluso altre cause, potrà rassicurare i genitori spiegando loro che:

  • il bambino sta bene e cresce bene: le coliche infatti non comportano rischi per la salute e non compromettono la crescita del lattante;
  • si tratta di un problema maturazionale del neonato e si risolvono spontaneamente dopo i 3 mesi di vita;
  • le coliche non sono indice di scarso affetto o scarse attenzioni da parte della mamma.

Tranquillizzare i genitori, e soprattutto la mamma che trascorre col bambino molto più tempo, è il primo passo per affrontare le coliche nel modo giusto” sottolinea il gastroenterologo. “Spesso infatti di fronte ad un pianto così inconsolabile e stressante la mamma si sente nervosa e frustrata e le prova di tutte: prova a modificare la sua alimentazione, tenta di cullarlo e calmarlo, lo attacca al seno (o al biberon) continuamente, molte volte guidata e consigliata da parenti e amici (compreso il papà), che la fanno sentire giudicata e inadeguata.

Il rischio? Che si crei un circolo vizioso: il bebè infatti capta subito se nell’aria c’è tensione e preoccupazione e quindi potrebbe mostrarsi ancor più irrequieto e implacabile. Viceversa, un atteggiamento sereno e tranquillo diminuisce la tensione mamma-bambino e infonde sicurezza e serenità al piccolo, che potrebbe quietarsi più facilmente”.

I consigli pratici

 

 

Ecco alcuni consigli pratici che possono rivelarsi utili, se non a eliminare le coliche, ad alleviare i disturbi del piccolo e ridurre le crisi di pianto:

  • Favorire il contenimento. Abbracciare il bambino e fargli sentire il contatto fisico, ma anche favorire il contenimento nella culla, creandogli una specie di nido con un lenzuolo o un asciugamano arrotolati intorno a lui: è un modo per ricostruire l’ambiente protetto e circoscritto dell’utero materno, che spesso dà conforto al piccolo.
  • Fare un giretto in macchina. Ebbene sì, il classico giretto in macchina per quietare il bambino molte volte funziona, meglio ancora delle passeggiate in carrozzina. Tanto vale provare!
  • Massaggi. Alcuni bambini provano sollievo se vengono cullati in posizione prona e si fanno dei piccoli massaggi alla pancia; in alternativa si possono mettere a pancia in giù sulle ginocchia, dando piccoli (e delicati!) colpetti sulla schiena.
  • Ridurre le stimolazioni sia visive che acustiche: no alla luce eccessiva e ai rumori troppo forti, che possono irritare ulteriormente il bambino.
  • Le tisane. In alcuni casi si rivela utile somministrare tisane a base di camomilla, verbena, menta, liquirizia, finocchio: meglio però chiedere il parere del pediatra ed evitare di acquistare di propria iniziativa dei mix di erbe, che possono avere dosaggi non adeguati ai neonati. È bene inoltre ricordare che qualunque tisana può interferire con l’allattamento, poiché potrebbe indurre un finto senso di sazietà che può ridurre il numero di poppate (e alterare di conseguenza la produzione del latte se il bambino è allattato al seno!)
  • Il sondino. Può essere d’aiuto se il bambino non riesce ad andare di corpo regolarmente, e questo può succedere se è presente un piccolo tappo di feci oppure se il bambino non riesce a coordinare la spinta con la dilatazione dello sfintere anale esterno (praticamente stringe lo sfintere quando fa la spinta). La mamma può accorgersene perché nota che il piccolo prova a spingere, diventa rosso in volto per lo sforzo ma non riesce a scaricarsi. Nel primo caso il sondino è utile perché toglie il tappo e consente al bambino di liberarsi; nel secondo aiuta a dilatare lo sfintere. L’importante è non esagerare con l’uso del sondino, altrimenti il bambino si abitua e non riesce ad evacuare più spontaneamente.
  • Sconsigliati invece i microclismi con glicerina, efficaci se c’è anche stitichezza, ma controindicati se usati per lungo tempo perchè irritano lo sfintere anale rendendolo ancor più spastico.